lunedì 5 marzo 2012

Segnalazione Convegno Sert-Ospedale

TRATTAMENTO DELL'HCV NEI PAZIENTI DIFFICILI

Collaborazione tra Ospedale e Ser.T. Problemi di oggi e soluzioni per il domani

2.4.2012 - VICENZA


Dalle ultime stime epidemiologiche di prevalenza è stato riscontrato che l'impatto della Epatite C sui tossicodipendenti raggiunge fino al 95% dei casi.
Il paziente tossicodipendente rappresenta sicuramente un "paziente complesso" nella gestione non solo della tossicodipendenza con farmaci quali il metadone e la buprenorfina, ma anche per le patologie infettive correlate.
Le maggiori difficoltà che s'incontrano nel trattare un tossicodipendente HCV positivo sono sicuramente dovute all' aderenza all'iter diagnostico ed al protocollo terapeutico. Il tossicodipendente "tipo" è un soggetto del "tutto e subito", scarsamente incline al rispetto di appuntamenti, scadenze temporali preordinate, progetti anche a medio termine e quant'altro opportuno per il suo corretto inquadramento diagnostico e terapeutico.
Questo non significa che è impossibile trattare questi pazienti. È possibile creare dei livelli temporali di intervento dove in prima istanza si procede alla stabilizzazione tossicologica del soggetto. Un'altra difficoltà è rappresentata dalla eventuale comparsa di effetti collaterali di natura neuropsichica in corso di terapia antiretrovirale. La depressione, l'ansia, l'irritabilità generalizzata e talora dei veri e propri disturbi della personalità possono comparire nelle  prime fasi di una terapia con peg-interferone.
A volte sono una esacerbazione di sintomi preesistenti, magari non ben diagnosticati, ovvero indotti direttamente dal trattamento in corso. Da qui la necessità di un corretto inquadramento psichico del paziente dove spesso lo psichiatra del Ser.T. condivide le varie fasi con il collega infettivologico o epatologico.
È indispensabile incentivare le relazioni di reciproca fiducia tra terapeuta e paziente, incrementando il counselling motivazionale dello stesso, stimolando le sue percezioni relativamente al rischio di potersi reinfettare e/o peggiorare il suo quadro virologico già compromesso e mantenendo un costante monitoraggio del paziente nelle sue diverse fasi diagnostiche e terapeutiche.
Tutto questo è più facilmente attivabile se il lavoro dell'equipe multidisciplinare del Ser.T. si integra con quello di un infettivologo/epatologo del Ser.T. a cui fa riferimento quotidianamente il tossicodipendente HCV positivo. Dall'integrazione di tutte queste figure professionali scaturiscono i migliori presupposti diagnostici e terapeutici da  offrire al paziente con conseguente miglioramento globale della sua qualità di vita.
Infine, in termini di costo-efficacia, è indubbio che questa integrazione già nel breve termine determina un cospicuo risparmio economico considerando che diversi studi di farmaco-economia hanno già dimostrato come, una azione sinergica di questo tipo, determina una riduzione sensibile dei ricoveri ospedalieri, in ambiente specialistico, provocabili da un peggioramento delle condizioni cliniche dei soggetti HCV positivi non trattati o trattati non correttamente.

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